“Nessun organismo vivente può mantenersi a lungo sano di mente in condizioni di assoluta realtà; perfino le allodole e le cavallette sognano, a detta di alcuni”.

C’è una malattia della mente, forse un malanno dell’anima, a legare con un filo sottilissimo il romanzo L’incubo di Hill House di Shirley Jackson e la trasposizione curata per Netflix da Mike Flanagan. In quella magione isolata che tanto deve all’orrore gotico, i sensi tradiscono e la razionalità si confonde, ma nient’altro rimane di quella storia originale. La miniserie di Netflix racconta un’altra storia, la propria storia, e lo fa con intelligenza e passione. Il miglior prodotto della carriera di Mike Flanagan è un lungo dramma familiare sospeso tra passato e presente, che gioca sulla tensione dell’ignoto, sull’amarezza dei rimpianti, sulla necessità del dolore.

La famiglia Crain si trasferisce nell’imponente Hill House. Il nucleo familiare è composto dai due...