Sarà sufficiente uno sguardo alle cicatrici di Billy Russo a dirci tutto sulla seconda stagione di The Punisher. Tra la nostra reazione delusa al volto ferito del personaggio e il senso di orrore che a quanto pare dovremmo provare, emergono i problemi di una scrittura che deve spiegare continuamente emozioni e caratteri proprio perché non riesce a raccontarli. A quel punto si riaffacciano i problemi storici delle serie Marvel su Netflix: troppi episodi, un intreccio diluito, situazioni ripetute e un generale senso di frustrazione. Ma forse il peccato peggiore di questa seconda – probabilmente ultima – stagione è quello di aver voltato le spalle a quanto di buono avevamo visto nella prima, fino a spingerci a metterne in discussione il valore.

La stagione, composta da tredici puntate, è divisa in due storyline distinte che si sovrappongono fino alla conclusione. Nella prima Frank si imbatte in una giovane che fugge da una comunità religiosa che nasconde dei segreti. Il vigilante prende s...