“Perché chi sopporterebbe le frustate e gli scherni del tempo, il torto dell’oppressore, l’ingiuria dell’uomo superbo, le pene dell’amore non corrisposto, i ritardi della giustizia, l’insolenza delle cariche ufficiali, e il disprezzo che il merito paziente riceve dagli indegni, quando egli stesso potrebbe darsi pace con un semplice stiletto?” L’accostamento tra il celeberrimo monologo dell’Amleto di William Shakespeare e Suburra, prima serie Netflix italiana che debuttò nell’autunno del 2017, potrebbe apparire azzardato. Eppure, nei versi del Bardo sono contenuti i temi che hanno fatto da asse portante ai primi dieci episodi di uno show che, seppur con ritmo altalenante, aveva provato ad ammantare lo squallido scenario criminale romano di una cappa epica, tanto da avvicinarne il tono più a Game of Thrones che a Romanzo Criminale.

Tracce chiare e inconfondibili di quell’intento sono individuabili anche nella seconda stagi...