L’immagine dei cacciatori nell’oscurità evocata dal titolo del sesto episodio stagionale di True Detective ben si adatta alla predisposizione d’animo che muove i personaggi principali. L’oscurità qui ha una valenza – almeno – doppia, nel senso che da un lato rappresenta la cupezza dell’animo e la mortificazione continua che questo ambiente rievoca, e dall’altro cita la mancanza di appigli razionali e punti di riferimento nel portare avanti l’indagine. Anche questa settimana, la familiare narrazione tripartita muove Hays avanti e indietro, nella continua illusione di ricordi che precedono le indagini. E c’è un’idea di assenza assordante che torna a dare il ritmo alla storia.

Assenza di Julie, che esiste come fulcro simbolico di un mondo ipocrita che accetta qualunque soluzione, qualunque verità di facciata pur di andare avanti. È il caso della concretizzazione delle accuse nei confronti di Woodard, chiaramente infondate, eppure così ...