Un uomo giovane si smarrisce nella giungla, un uomo anziano si smarrisce in un vialetto. E la vita è tutto ciò che accade nel mezzo, una immensa parentesi scomposta e dai confini illusori. Usando un’immagine letteraria: “una scheggia di luce che finisce nella notte”. Con l’ottava puntata termina la terza stagione di True Detective, così simile alla prima, eppure così personale e intima nel raccontarci la storia di Wayne Hays e della sua ossessione per un caso di cronaca la cui risoluzione potrebbe riempire i vuoti della propria vita. Anche nel finale, la serie di Nic Pizzolatto si mantiene fedele a se stessa. Rigetta la tentazione di affidarsi al culmine dell’intreccio, scarta all’ultimo secondo negandoci la soddisfazione finale, ritorna alla storia personale del protagonista, che è sempre stata più importante del caso in sé.

L’episodio si apre con il confronto tra Hays e Hoyt. La presenza di Michael Rooker era già stata anticipata da un’...