Con il suo secondo episodio, intitolato Who’s Got the Pain, Fosse/Verdon tradisce in parte la scrittura lineare, più definita, del primo episodio. Lo fa per tracciare un percorso che segue l’emotività più che gli eventi cronologici nella vita dei due artisti. Eppure i conflitti del primo episodio – di cui in larga parte questa seconda puntata rappresenta la premessa – sono sempre lì, pronti a germogliare. Bob Fosse artista apprezzatissimo, genio e sregolatezza, che scavalca i sentimenti delle donne che lo circondano e circonderanno. Gwen Verdon – più spazio qui a Michelle Williams, ma non abbastanza – pronta invece a vivere di luce riflessa: celebrata, premiata, ma forse mai fino in fondo.

Fosse/Verdon non è quindi il biopic classico e lineare, ma di altissimo prestigio, che poteva essere Feud. Né la sua controparte, sorprendentemente più sperimentale nella forma, Trust. Si tratta di qualcosa che si colloca a metà strada, che funziona su doppi binari, raccontandoci il duran...