Disincanto funziona molto meglio quando racconta l’avventura invece della commedia. Ed era qualcosa che emergeva chiaramente anche nella prima parte della serie animata di Matt Groening. Lenta in principio, la serie funzionava alla distanza, quando riusciva a capitalizzare nelle ultime puntate quanto aveva disseminato lungo la trama orizzontale della stagione. Tutto finiva con un cliffhanger molto importante che lasciava ben sperare per la prosecuzione della serie. Ecco, quella premessa viene rispettata solo per le prime puntate della stagione – non a caso le migliori – salvo poi ritornare alla consueta formula episodica. Peccato.

La seconda stagione, che a voler essere precisi sarebbe la seconda parte della prima stagione (ma perché queste divisioni?), riparte dove si era interrotta la precedente. Beam e la sua malvagia madre Dagmar si allontanano dal regno di Dreamland, dove tutti sono stati tramutati in pietra. La principessa ignora la vera natura di sua madre, e ancora soffre...