C’è del buono in ogni cosa, viene spesso da dire per contrastare le comprensibili tendenze al pessimismo che la vita impone all’essere umano. Occorrerebbe aggiungere un quasi prima di quell’ogni cosa, perché quando ci si trova di fronte a un prodotto come The I-Land non c’è speranzoso ottimismo che tenga. Nel seppur variegato – qualitativamente parlando – catalogo Netflix, di rado si era visto un pasticcio così inconcludente e privo di appigli per chiunque, armato di buona volontà, nutrisse il proposito di difenderlo.

La premessa, ricalcata da Lost con mano tremolante e raffinatezza di scrittura pari a quella di un bonobo, è semplice: dieci persone si risvegliano su un’isola, privi dei propri ricordi e di qualsivoglia indizio sulla propria identità. Non vi entusiasmate, ogni briciolo di curiosità soccombe ben presto alla rozzezza di una sceneggiatura che dipinge i propri protagonisti con svogliata approssimazione; si è portati a pensare che que...