La famiglia Robinson trova il proprio senso specifico solo nella risoluzione di problemi all’apparenza insormontabili. I protagonisti di Lost in Space, come suggerisce il titolo, non sono interamente definibili in una situazione di quiete, ma vengono davvero fuori come nucleo e come individui solo attraverso le sfide che devono superare. Come la prima stagione, anche la seconda struttura il proprio intreccio generale e quello episodico sulla base di questa esigenza. Lo fa in modo coerente e piacevole, anche se mai davvero stratificato o sorprendente. Ma la visione delle disavventure di questa tenace famiglia spaziale rimane gratificante.
Quindi, pericoli (anzi “Pericolo!”, come scandirà spesso il robot), ma anche solitudine. I Robinson, naufraghi letterari prima di tutto, devono vincere come comunità isolata rispetto agli altri esseri umani. La seconda stagione sfrutta il cliffhanger della prima per riproporre certe soluzioni già esplora...
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