Westworld è una serie che ha un certo idealismo di fondo. Praticamente si basa solo sulle tematiche che reggono la storia e sul dialogo continuo tra coscienza e responsabilità, tra controllo e libertà individuale. Quel che succede, e il settimo episodio lo conferma, non è poi così importante. Non lo è quantomeno a livello personale, del singolo percorso del personaggio, che è strumento di qualcosa di più grande e ignoto. Ed è un idealismo anche ammirevole nei suoi freddi ingranaggi: una composizione ricercata di continui paragoni tra la macchina e l’uomo, tra il parco e la società, tra l’azienda e il mondo.
Nel penultimo episodio della stagione, quello strumento è Caleb. Lui e Dolores arrivano nel luogo in cui è celato Solomon, “padre” di Rehoboam. Se l’ultima versione della macchina è lo specchio di Serac, questa lo è del fratello schizofrenico. I percorsi infiniti non potevano essere gestiti ne...
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