The Eddy non è bella, è bellissima.

All’inizio se ne ha subito l’intuizione con quell’attacco del pilota così crudo, dedito alla musica, centrato e totalmente a fuoco, eppure è facile avere l’impressione che la serie si perda lungo i primi 3-4 episodi. Non è così, è solo un’impressione che viene dal fatto che la trama portata avanti non è chissà che delirio di misteri, originalità o fascino ma una semplice storia criminale. Solo più avanti si capisce che il cuore non sta in ciò che la trama racconta ma in ciò che questa impedisce ai personaggi. The Eddy funziona cioè per negazione e quando questo esce fuori è implacabile.

L’impostazione è quella di Rapina a Mano Armata ma senza la decostruzione temporale: ogni puntata è esplicitamente dedicata ad un personaggio. Molte serie procedono così, concentrandosi su un personaggio di episodio in episodio, ma The Eddy lo dichiara nel titolo di volta in volta e lo mantiene nella puntata. C’è un personaggio centrale, Elliot Udo (interpretato da