High Fidelity: la recensione

La cosa che colpisce oggi di Alta fedeltà, nell’accoppiata romanzo e film, è il suo essere così attuale nella fotografia di fine secolo. Come i “clerks” di Kevin Smith, i protagonisti sono nerd irrisolti, che dibattono a colpi di classifiche di una passione totalizzante – che qui è la musica – mentre accompagnano fuori dalla porta una fase adulta che tarda ad arrivare. Era la generazione X cullata da un clima più disteso e ottimista, che avrebbe lasciato il posto ad altri giovani e alle incertezze del nuovo millennio. Anche per questo motivo, è molto interessante l’idea di raccontare ancora quella storia, ma al giorno d’oggi, e con un ribaltamento di genere per il personaggio principale.

In High Fidelity Rob (Zoe Kravitz) è la proprietaria di un negozio di dischi. Confusa e indecisa, è in continua autoanalisi rispetto alle decisioni prese, soprattutto rispetto alle relazioni con altri partner (non solo maschili). Tutto si apre ...