I castelli di carte sono così, perdono in equilibrio ciò che guadagnano in bellezza.

E quando le carte finiscono – esattamente 52, come gli episodi andati in onda finora – si può rimanere lì ad ammirarli, consapevoli che un basta un soffio di vento a buttarli giù. La quarta stagione di House of Cards termina alzando la posta come mai fino ad ora, chiudendo un percorso di sottomissione delle istituzioni, e di ciò che rappresentano, ai fini politici dei protagonisti. Gli Underwood come scommettitori consapevoli del benessere collettivo, che barattano l’integrità dell’ufficio per una possibilità in più nel momento in cui ogni altra alternativa viene preclusa loro. Un finale di grandissimo impatto, impalpabile e inverosimile (più per come viene narrato che per l’idea in sé), culmine di una stagione che ha riportato la serie ai fasti dei suoi primi anni.

Si riprende dal sequestro della famiglia Miller. Conway si limita a presenziare alle comunicazioni con i terroristi, dop...