Orfana, già da due stagioni, della penna di Phoebe Waller-Bridge, Killing Eve si appoggia come può a Jodie Comer. Ed è qualcosa che ci dice tanto sia sul talento espressivo dell’attrice britannica, sia sulla fatica della serie tv nell’elaborare spunti alternativi a quelli già ben noti. Allora, Killing Eve riesce a raccontarsi solo nell’estensione senza limiti di una tensione sessuale-drammatica che chiede a gran voce di trovare soddisfazione. Eppure, e la serie lo sa bene, è proprio l’ambiguità eterna e irrisolta delle due protagoniste a tenere viva la fiamma della storia. Solo che, alla terza stagione, questo non basta più.
Viene da sé che ovviamente Eve Polastri non è morta nel finale della seconda stagione, ma lo stesso ha accusato il colpo. Villanelle, in un primo momento convinta di aver ucciso la propria ossessione, cerca nuovi spunti e responsabilità, lo scatto di carriera all’interno dell’organizzazione. Ma cosR...
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