“Gli uomini non sono prigionieri dei loro destini, sono solo prigionieri delle loro menti.” Nella frase di Franklin Delano Roosevelt è riassunto uno dei messaggi chiave di Maniac, miniserie Netflix diretta da Cary Joji Fukunaga, basata su un omonimo format norvegese. In un arco di dieci episodi che sembrano voler mescolare Se mi lasci ti cancelloBlack Mirror2001: Odissea nello spazio e innumerevoli altre suggestioni nelle continue sovrapposizioni tra realtà e sogno forzato, la serie ideata da Patrick Somerville con Fukunaga ci mostra un futuro nostalgico, in cui assistiamo a un’evoluzione-involuzione tecnologica: è un mondo popolato da fax, sfarfallanti insegne al neon e computer che coprono un’intera parete (a metà tra lo Star Trek anni ’60 e il decodificatore del codice Enigma), all’inseguimento ostinato di un’estetica familiare che possa in qualche modo rassicurare e colmare il distacco crescente tra gli esseri umani.

In questo tempio de...