Sempre meno Breaking Bad, sempre più una versione incupita e spenta di Justified, alla sua seconda stagione Ozark smarrisce quell’identità che a tratti era emersa lo scorso anno. Risultato è un lungo intermezzo privo di mordente, che non riesce a conciliare una drammaticità ricercata con un intreccio stimolante. La serie con Jason Bateman e Laura Linney, aggrappata ad un’oscurità di fondo talmente caricata da risultare grottesca e forse non voluta, non riesce mai a trascinarci nel turbine di eventi che sembrano accarezzare per primi gli stessi protagonisti, anche quando li spingono a compiere gesti terribili. C’è forse un fraintendimento della figura del villain per il quale dovremmo fare il tifo, ma non è l’unico problema.

La stagione si appoggia solo marginalmente ai cliffhanger dello scorso anno. In realtà qui l’idea è quella di riportare nel più breve tempo possibile ogni cosa ad un equilibrio stabile, e proiettare tutti i personaggi verso nuovi obiett...