L’idea stessa della connessione è una costante nella produzione di Andy e Lana Wachowski, e negli anni è stata declinata nei modi più diversi. Rileggendola oggi in prospettiva, possiamo individuare un percorso sempre più netto, sempre più sradicato dalle tecnologie, ma più universale e assoluto. Nel cult Matrix era il riflesso necessario della prigione delle macchine, a sua volta metafora della prigione della mente, nel sottovalutato Cloud Atlas era un legame che si stendeva lungo lo spazio e il tempo, un domino di azioni e reazioni che riecheggiava attraverso i millenni, nel dimenticabile Jupiter Ascending era qualcosa di più viscerale come il linguaggio genetico, che lasciava poco spazio alla scelta. In Sense8 si giunge all’astrazione completa, senza spiegazioni, senza obiettivi, senza limiti. Un’esperienza prima di tutto sensoriale che basta a giustificare se stessa.

Il titolo dell’ultima serie di Netflix, che nasconde a sua volta un gioco di parole con il te...