Westworld e Dolores intendono la bellezza allo stesso modo. Incontaminata e ideale, un pensiero elaborato e profondo incastonato in una citazione solenne che non ha nulla di concreto. È facile, perfino giusto, ammirarne i contorni, ma è difficile crederci fino in fondo. Se non altro anche alla luce di una terza stagione che si conclude confermando pregi e difetti delle precedenti puntate, che poi erano gli stessi della seconda stagione. Un compendio ammirevole di simboli e riflessioni in questo gigantesco mondo-specchio che è identico a quello dei robot, e che allo stesso modo attende solo una spinta per crollare. Eppure questa storia così interessante si poteva raccontare meglio.
La premessa delle scorse puntate giunge a compimento. In una scena strabiliante, di pura effettistica al servizio della fisicità e della narrazione per immagini, Dolores torna alla vita in un’ultima custodia. Indossa la pelle come fosse un g...
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