Lo stile di scrittura di Henry James, fatto di lunghe frasi piene di arzigogoli e pomposità, male si concilia con lo stile di regia di Mike Flanagan, sempre diretto al punto. Il regista usa le immagini per arrivare al succo del discorso nella maniera più semplice ed efficace. Toglie ogni barocchismo, semplifica (a volte troppo), riconduce all’essenziale. Lo scrittore del Giro di vite, da cui è liberamente ispirata la serie The Haunting of Bly Manor, da poco disponibile su Netflix, contorce invece l’animo umano con la sua prosa e, così facendo, ne trova le sfumature.

È questa l’unica incompatibilità tra uno dei romanzi di fantasmi più influenti di sempre (trasposta in infinite opere, tra cui Suspense, Improvvisamente, un uomo nella notte) e la poetica del regista horror. Il resto è invece un’affinità quasi elettiva, una comunione di intenti totale che fa di Flanagan un vero e proprio erede cinematografico dello scrittore.

Il giro di vite (romanzo) appartiene al filone gotico horro...