La seconda stagione di L’amica geniale, intitolata Storia del nuovo cognome, è iniziata ormai da una decina di giorni e chi la segue avrà notato da subito una novità: una sigla diversa rispetto a quella della prima stagione, altrettanto suggestiva ma più coraggiosa e ambiziosa.

Abbiamo chiesto a Federico Mauro dell’agenzia creativa Vertigo di parlarci dell’idea alla base di questo lavoro. Lui ci ha portato dietro le quinte inviandoci un backstage (che potete vedere qui sopra) e spiegandoci i motivi dietro la decisione di tornare all’analogico per le riprese di questa sigla:

Com’è nata l’idea della nuova sigla, qual è stata la sua genesi?

Per questa nuova stagione il regista Saverio Costanzo voleva che l’immagine complessiva della serie fosse diversa. Parlo di ‘immagine complessiva’ perché noi, come Vertigo, ci siamo occupati anche di realizzare Poster, Trailer e Logotitolo e tutto si è sviluppato a partire da questa sua volontà.

Mi piaceva l’idea di dare uno ‘sguardo’ alla sigla, concepirla come un ‘punto di vista’. Ma allo stesso tempo volevamo creare un raccordo di senso con la sigla precedente. Nella prima stagione avevamo un’animazione che ricordava le diapositive, nella seconda la cinepresa, una continuità di riflessione sul ‘medium’ se vogliamo, ma sempre in linea con il contesto raccontato nella serie. 
Sono partito da una suggestione precisa: immaginare uno degli abitanti del rione, magari uno degli amici di Lila e Lenù, che con la sua cinepresa riprende, quasi di nascosto, quello che accade in questa la stagione. Quando ho raccontato questa idea a Saverio l’ha subito accolta con molto interesse.

Come avete deciso quale approccio avere nel realizzare la sigla (e cioè: analogico)? E perché?

Io avevo in mente l’uso della cinepresa, del filmino amatoriale in Super8, ma più come effetto, come risultato finale. Girare in digitale è la prima cosa che ti viene in mente se devi fare una cosa del genere. È più semplice e poi si può lavorare di post-produzione per avvicinarsi a quell’effetto. Questa è la soluzione che quasi sempre si adotta al cinema o in Tv. 
La risposta di Saverio, spiazzante e stimolante al contempo, è stata invece: “No, giriamola in Super8!”

Quali sono state le sfide tecniche per realizzare la sigla in questo modo?

Gestire, appunto, l’”analogico”, il girato. Ti faccio un esempio: se su una scena giravamo anche diversi minuti di pellicola non riuscivamo a vedere il risultato se non dopo una decina di giorni. I rulli venivano spediti in Germania per lo sviluppo e poi rientravano da noi per la scansione in digitale. Quindi la difficoltà – enorme – era che non riuscivamo a vedere quello che avevamo girato in tempo reale. Non avevamo possibilità di controllare le inquadrature. Se per una ripresa perdevamo il fuoco o l’immagine era sovraesposta… ce ne saremmo accorti troppo tardi e sarebbe stata inutilizzabile. I nostri operatori Eduardo Castaldo e Cristian D’Alessio hanno seguito il set durante tutta la lavorazione: quasi sei mesi tra Napoli, Ischia e Pisa.
L’ultimo rullo di pellicola lo abbiamo girato il 26 ottobre nell’unica sessione di ripresa ad hoc che abbiamo fatto sul set del rione. Lì abbiamo girato l’abbraccio tra le due protagoniste e lo sguardo in macchina di Lila. Ho sempre pensato di chiuderla così: catturando un momento in cui la sequenza diventa come una soggettiva, proprio nell’ultimo secondo.
Eravamo a fine riprese ed avevamo mezz’ora per poter girare con loro. Abbiamo ripetuto la scena più volte, poi a un certo punto Gaia (che interpreta Lila) ha guardato l’obiettivo nel modo giusto, in “quel modo”.
Dal punto di vista creativo il montaggio è stata indubbiamente la fase più complessa. Ci abbiamo lavorato per settimane per far funzionare assieme tutte quelle inquadrature così diverse in cui cambiavano gli scenari, il look dei protagonisti e la tensione emotiva del racconto.

È valsa la pena girare in questo modo invece lavorare in post-produzione? Quali sono stati i vantaggi a livello espressivo?

Questa cosa della pellicola devo ammettere che inizialmente mi spaventava non poco. Finché il montaggio non è stato chiuso e abbiamo trovato una chiave di racconto alla sequenza avevo l’incubo che tutti questi mesi di girato potessero non essere sufficienti a far funzionare tutto.
Ma a livello espressivo questa scelta ci ha dato tantissimo. Dentro tutte quelle sporcature visive della pellicola e quei colori così ‘autentici’ c’era un senso di “verità” incredibile che nessuna post-produzione avrebbe potuto restituirci. Non so dirti di più su questo aspetto perché non credo sia una questione solo tecnica o analitica ma sensoriale ed emotiva. Quello della pellicola è un valore, un potenziale espressivo che ho colto da ‘spettatore’, una volta vista l’intera sequenza.

Qual è la cosa che ti rende più orgoglioso nell’aver lavorato a questo progetto?

Amo molto questa serie e questa seconda stagione che trovo anche più bella della prima. Lavorare a qualcosa che si ama è già questo un lusso e un motivo di orgoglio. Se poi ci aggiungiamo che si tratta di un progetto internazionale, che viene trasmesso anche da HBO e che ha un seguito fortissimo in tutto il mondo allora l’orgoglio è ancora più grande. 
Ma devo dire che la cosa più bella è stato l’affiatamento umano e professionale che si è creato con tutto il team coinvolto nella lavorazione. 
Mi riferisco ovviamente alle professionalità della nostra agenzia che hanno seguito il progetto (Alessandro Pantano, Alessia Gambino, Giuseppe Bravo e Gerardo Lisanti di Vertigo), agli operatori sul set che hanno fatto un lavoro straordinario, alla Produzione (Wildside, Fandango, Rai Fiction, HBO) che ha voluto, permesso e concretizzato tutto questo e soprattutto al regista Saverio Costanzo con il quale si è creata da subito una bellissima sintonia creativa.

Prodotta da The Apartment e Wildside, parte di Fremantle e Fandango, in collaborazione con Rai Cinema, HBO e Umedia, L’Amica Geniale è una serie di Saverio Costanzo tratta dal best seller di Elena Ferrante. I primi due episodi della seconda stagione verranno proiettati al cinema il 27, 28 e 29 gennaio: la serie tornerà poi su Rai1 a partire dal 10 febbraio.

Gli eventi del secondo libro de L’amica geniale riprendono esattamente dal punto in cui è terminata la prima stagione. Lila (Gaia Girace) ed Elena (Margherita Mazzucco) hanno sedici anni e si sentono in un vicolo cieco. Lila si è appena sposata ma, nell’assumere il cognome del marito, ha l’impressione di aver perso sé stessa. Elena è ormai una studentessa modello ma, proprio durante il banchetto di nozze dell’amica, ha capito che non sta bene né nel rione né fuori. Nel corso di una vacanza a Ischia le due amiche ritrovano Nino Sarratore (Francesco Serpico), vecchia conoscenza d’infanzia diventato ormai studente universitario di belle speranze. L’incontro, apparentemente casuale, cambierà per sempre la natura del loro legame, proiettandole in due mondi completamente diversi. Lila diventa un’abile venditrice nell’elegante negozio di scarpe della potente famiglia Solara al centro di Napoli; Elena, invece, continua ostinatamente gli studi ed è disposta a partire per frequentare l’università a Pisa. Le vicende de L’amica geniale ci trascinano nella vitalissima giovinezza delle due ragazze, dentro il ritmo con cui si tallonano, si perdono, si ritrovano.

La seconda stagione sarà composta da otto episodi da 50 minuti ciascuno. La serie ha visto la partecipazione di 125 attori e migliaia di comparse, circa 8500 maggiorenni e 860 minorenni, e la realizzazione di circa 2.000 costumi tra realizzazioni originali e di repertorio.